Scavi di Colle Plinio
Nei territori circostanti San Giustino sono stati ritrovati numerose vestigia di antiche ville romane: sembra che lo stesso Plinio il Giovane soggiornò a lungo nella località che ancora oggi porta il suo nome, Colle Plinio. Lo scavo da parte della Soprintendenza Archeologica dell’Umbria è iniziato nel 1974 a seguito di lavori di sistemazione del terreno agricolo che abbassarono drasticamente (60-70 cm) il piano del campo di Santa Fiora, vasta area compresa tra i torrenti Lama e Valdimonte, nei pressi del villaggio di Colle Plinio.
L’area in cui si sono rinvenuti resti di strutture murarie antiche, indagate in vari saggi di scavo, anche in occasione di lavori per la realizzazione di opere pubbliche, si estende per un fronte di circa 250 metri (dal torrente Valdimonte verso la strada moderna che va all’abitato di Colle Plinio) e per circa 200 metri a partire dal limite verso valle della villa Cappelletti. Monete romane, forse pertinenti ad una sepoltura, vennero ritrovate anche nel piazzale antistante la casa colonica presso l’angolo nord-est del parco di villa Cappelletti, cioè a circa 800 metri in linea d’aria dai resti murari del campo di Santa Fiora. Bastano questi elementi per comprendere che ci si trova di fronte ad un complesso archeologico di notevole estensione ed importanza (sino ad ora il più importante tra quelli noti nell’Alta Valle del Tevere).
Nell’area esplorata emergono per lo più resti di fondamenta di muri in ciottoli di fiume. I lavori agricoli, più o meno recenti, hanno quasi completamente distrutto quei resti archeologici che fecero identificare nel campo di Santa Fiora il luogo della villa di Plinio.
Si hanno notizie di ritrovamenti di mosaici, colonne, statue di marmo, capitelli, iscrizioni marmoree ecc. Nelle trincee di scasso per i filari di viti che fino a qualche anno fa scandivano i campi coltivati, si sono rinvenuti numerosi frammenti dei muri e dei pavimenti devastati; segno evidente che ancora all’epoca dell’impianto delle viti (primo ventennio di questo secolo) almeno parte degli antichi pavimenti era ancora al suo posto.
Il pessimo stato di conservazione delle strutture e degli strati rende molto difficile comprendere la forma originaria delle varie parti del complesso, la distribuzione degli ambienti e delle aree scoperte, l’individuazione delle soglie e dei percorsi e, infine, la cronologia delle attività edilizie che si sono susseguite.